Tango in Campania

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 Osvaldo Fresedo, soprannominato El Pibe de la Paternal, nato a Buenos Aires il 5 maggio 1897 dove morì il 18 novembre 1984.

Ha avuto la carriera di musicista di tango più lunga, entrato nel tango verso il 1915, ne uscì solo con la sua morte nel 1984, all’età di 87 anni, lasciando dietro di sé una scia con più di 1250 incisioni.

Musicista, attore, bandoneonista, regista, direttore e compositore.

Osvaldo Nicolàs Fresedo nacque da una famiglia di buona condizione economica, che sembra averlo segnato artisticamente: la sua orchestra, dallo stile aristocratico e raffinato, fu la preferita dei circoli eleganti.

La sua presenza nella discografia coprì 63 anni caratterizzata dalla grande eleganza formale e dalla soavità delle interpretazioni unitamente alla ricerca di effetti sonori e di ritmica che rende i suoi brani piacevolmente ballabili. Alcune caratteristiche principali del suo stile: predilezione per la parte melodica, grande spazio ai violini, cura particolare della dinamica e di tanto in tanto qualche ricerca effettistica come i glissandi dei violini o i pizzicati su più corde simultanee, con effetto di strumenti a plettro, nonché qualche effetto percussivo. Nel corso degli anni, l’eleganza formale e la soavità, unite alla ricerca di “effetti” sonori, finirono con snaturare in una certa misura il pur bel tango, facendogli acquisire sonorità un po’ “hollywoodiane” a scapito del maschio pulsare arrabalero (cioè tipico dei quartieri periferici) del tango. Per questa ragione il Fresedo migliore e più riproposto è quello che va dagli anni 30 ai 40.

 

Debuttò a 14 anni suonando il bandoneón con un trio composto da suo fratello Emilio al violino e Martìn Barreto alla chitarra. Si esibirono nel caffè «Paulin» e nel continuare a presentarsi negli altri caffè del quartiere cominciò ad essere identificato come «El Pibe de la Paternal». Successivamente formò un trio con il pianista Juan Carlos Cobiàn e il violinista Tito Roccatagliata. L'incontro tra Fresedo e Cobiàn fu decisivo per l’evoluzione orchestrale del tango negli anni '20.

La ricerca musicale di questa formazione si rivolge alle classi agiate, che scoprono che c’è una moda di tango a Parigi e non vogliono essere da meno.

Questi musicisti cominciano a lavorare sulle sfumature e i legati mantenendo comunque una pulsazione marcata, caratteristica del tango che, se era essenzialmente ritmo, con Cobiàn e Fresedo diventa anche armonia.

Nello stesso periodo, nel 1917, suona in un’orchestra diretta da Firpo e Canaro. Poi l’anno seguente monta il suo gruppo, dove suona un violinista che diventerà celebre qualche anno più tardi rivoluzionando il genere:  Julio De Caro con il suo sestetto (e che compose in omaggio a Fresedo il tango omonimo). Fresedo si esibì con tale successo nel «Casinò Pigall» che la sua si trasformò nell'orchestra di moda.

Nel 1920 era già in tournée negli Stati Uniti con un trio. Al suo ritorno Fresedo ricompose il suo sestetto, affidando questa volta il piano a Cobiàn, nessuno come loro fu capace di introdurre il tango nelle feste dei saloni aristocratici di Buenos Aires, già si poteva notare ciò che per sempre avrebbe costituito il suo marchio inconfondibile: la raffinata eleganza delle esecuzioni. Ovviamente era soprattutto la Buenos Aires “bene” ad apprezzare lo stile di Fresedo, tanto che dal 1925 al 1928 furono ben 600 le incisioni per la casa discografica Odeón.

Nel 1921 la compagnia Victor gli trova degli ingaggi negli Stati Uniti. Parte con Enrique Delfino, il violino romantico del tango, e ci monta l’Orchestra Tipica Select. Di ritorno a Buenos Aires, riforma il suo sestetto con Cobian al piano, e occupa tutte le sale da ballo più aristocratiche dove diffonde un tango di bon ton.

Gli affari vanno bene. Continua a registrare per la Victor e poi per Odéon.

Nel 1927 il successo di Fresedo è tale che mantiene in esecuzione cinque orchestre allo stesso tempo, la principale delle quali nel cabaret Tabarin, sulla Calle Corrientes, la più importante della città. Con la sua orchestra accompagnava i film muti nel cine teatro Fenix,  era diretta nientemeno che dal pianoforte di Carlos Di Sarli il quale in seguito fu molto influenzato dallo stile del suo direttore.

Fresedo introdusse in pianta stabile nelle orchestre alcuni timbri nuovi, come quello del violoncello ma soprattutto dell'arpa e del vibrafono, e ad utilizzare discretamente la batteria. La scelta non fu casuale se si considera la sua predilezione per l’aspetto melodico dei suoi arrangiamenti. Fresedo era un bandoneonista di buone qualità ma non fu mai caposcuola e nei suoi arrangiamenti questo strumento assurge di rado a ruolo di protagonista. Tutte queste scelte condivise anche da Carlos Di Sarli che ne ne subì l’influenza.

Insieme a Cobiàn e a De Caro fu fra i principali rappresentanti di quella che poi si sarebbe definita"Guardia Nueva", che segnò il definitivo allontanarsi dal tango delle origini.

Si adattava al gusto del pubblico, preoccupato di comporre belle melodie che piacessero ai ballerini, “delle melodie fatte per danzare su bei parquet sotto le luci soffuse dei lampadari in cristallo di rocca”.
Il suo stile evolverà sempre più verso un legato, in cui i suoi violini sono più languidi ancora di quelli di Di Sarli degli anni ’50, quasi hollywoodiani.

Scelse con grande attenzione i suoi cantanti tra i quali primeggiano i vocalisti Roberto Ray, Ricardo Ruiz, Oscar Serpa, Osvaldo Cordò, Armando Garrido e Hector Pacheco. Si appoggiò anche a musicisti di talento quali il pianista Emilio Barbato e i bandoneonisti Roberto Perez Prechi e Roberto Pansera.

Indipendentemente dalle sue scelte musicali, nessuno esita a riconoscergli il costante impegno a mantenersi aggiornato sui traguardi della musica, mostrandosi interessato anche a generi diversi dal tango, come il jazz al quale si è avvicinato soprattutto durante i viaggi negli Stati Uniti. Nel  1957 partecipò alla sua orchestra il trombettista  Dizzy Gillespie.

Venne organizzata una registrazione dal vivo durante una delle abituali esibizioni di Fresedo al Rendez-Vous: formidabile evento al quale i fortunati avventori di quella sera si trovarono ad assistere del tutto inaspettatamente. Il maggior pregio di queste registrazioni  sta da una parte nel carattere di autentico e disinteressato dialogo culturale che le attraversa, dove ognuno ascolta lo stile dell'altro senza abbandonare il proprio, e dall'altra nell'allegria che si sprigiona da esse e nella quale musicisti e pubblico, entusiasmandosi vicendevolmente, si abbandonarono a quell'improvvisato "Concerto per tromba ed orchestra di tango".

 A sostegno di quanto asserito a proposito della sua apertura nei confronti delle novità, basti pensare che l’orchestra di Fresedo negli anni cinquanta fu una delle poche assieme a quelle di Troilo, Pugliese, Salgan e pochi altri a proporre composizioni di un Astor Piazzolla già in odore di eresia.

 Di seguito un’intervista in cui il Maestro spiega come iniziò con il tango, come fece la sua prima creazione, il brano El Espiante. Successivamente ci racconta come creò il brano El 11, per il Ballo dell’Internato e perchè fu l’ultima edizione di tale festa. 

http://puramilonga.it/puratube/documentario-parole-di-osvaldo-fresedo/

 

Come compositore Fresedo fu produttivo e di successo e il suo tango più celebre è il melodioso Vida mia, un brano efficace e ispirato che farebbe innamorare qualsiasi tanguero, e che esiste in numerosi versioni tra le quali quella con Gillespie.

https://www.youtube.com/watch?v=Kwx4ZZnCcIY

ma furono anche molto celebrati Pimienta, Arrabalero, Tango Mio, El Once, El Espiante, i bellissimi Aromas, Volveràs, Sollozos e Siempre es Carnaval, Ronda de Ases, De Academia…

Vida mia - Vita mia

Siempre igual es el camino

Sempre uguale è il cammino

que ilumina y dora el sol...

che illumina e dora il sole

Si parece que el destino

Sembra che il destino

más lo alarga

lo allunghi sempre più

para mi dolor.

per il mio dolore.

Y este verde suelo,

E questo verde suolo,

donde crece el cardo,

dove cresce il cardo,

lejos toca el cielo

lontano tocca il cielo

cerca de mi amor...

vicino al mio amore...

 

Y de cuando en cuando un nido

E di quando in quando un nido

para que lo envidie yo.

perché io lo invidi.

Vida mía, lejos más te quiero.

Vita mia, lontano più ti voglio,

Vida mía, piensa en mi regreso,

Vita mia, pensa al mio ritorno,

Sé que el oro

So che l'oro

no tendrá tus besos

non avarà i tuoi baci

Y es por eso que te quiero más.

E per questo ti voglio di più.

 

Vida mía,

Vita mia,

hasta apuro el aliento

perfino affretto il respiro

acercando el momento

avvicinando il momento

de acariciar felicidad.

di accarezzare la felicità.

 

Sos mi vida

Sei la mia vita

y quisiera llevarte

e vorrei tenerti

a mi lado prendida

abbracciata accanto a me

y así ahogar mi soledad.

e così soffocare la mia solitudine.

 

Ya parece que la huella

Già pare che l'orma

va perdiendo su color

stia perdendo il suo colore

y saliendo las estrellas

e salendo le stelle

dan al cielo

danno al cielo

todo su esplendor.

tutto lo splendore.

 

Y de poco a poco

E poco a poco

luces que titilan

luci che brillano

dan severo tono

danno un severo tono

mientras huye el sol.

mentre fugge il sole.

De esas luces que yo veo

Di queste luci che io vedo

ella una la encendió.

lei una la accese