Diamo un caro saluto a Felix Picherna
Il più popolare musicalizador porteño, il maestro di tutti, l’enciclopedia vivente del tango. Durante la milonga sapeva sempre sorprendere con tanghi inattesi. Girava l’Europa con una valigia piena di musicassette. Ha incontrato nella sua carriera i più grandi interpreti del tango: Miguel Calò, Roberto Firpo, Francisco Canaro, Julio Decaro, Anibal Troilo, Carlos Di Sarli, Tita Merello, Juan Carlos Copes, Maria Nieves. Ha lavorato nelle più tradizionali milongas di Buenos Aires: Salon Pavadita, Club Almagro, Confiteria Ideal, Saavedra, Pinocho e Sunderland.
Felix, considerato un autentico ambasciatore della cultura argentina, è stato investito dall’Accademia Nacional del Tango de Buenos Aires col titolo di ‘Custode delle arti del tango’. Nelle sue serate, oltre a tanghi, milonghe e vals, ogni due o tre ore di ballo era solito mettere un boogie woogie o un rock’n roll. Picherna è il protagonista di vari documentari sul tango e del libro fotografico, opera di Dino Vittimberga e Franco Finocchiaro, “Tango felix. El musicalizador Picherna“.
Molto interessante l’articolo di Manuela Pelati “Nastri, cassette e valigia da 52 anni” Pubblicato in News il 10 dicembre 2012.10 Repliche. Intervista uscita sul numero della Doble Hoja del Tango di marzo 2012
“Felix Picherna, il musicalizador più famoso delle milonghe italiane è nato a Buenos Aires ma i suoi antenati erano italiani: «Della Calabria mi disse mia madre, mio padre morì giovane… ». Felix da più di 50 anni viaggia in tutta Europa prendendo il treno di notte con la valigia piena di cassette, di quelle con i nastri, dove sopra ci sono incise le migliori tande degli indimenticabili compositori del tango. Raggiunge le milonghe di in ogni lato dell’antico continente con l’immancabile cappello in testa e mette la musica sotto un “farolito” che lo aiuta a girare il nastro e a trovare la tanda giusta per far ballare. Immancabile il suo grido di guerra: «Falta el mejor! »
Come nasce il Felix Picerna musicalizador?
«Avevo 14 anni quando ascoltavo centinaia di brani di Carlos Gardel, ma lavoravo come telegrafista. Verso i 16-17 anni ho imparato a ballare il tango, ma dato che non ero molto portato, mi sono dedicato ad ascoltare la musica. Amavo i compositori degli anni ‘40 e degli anni ‘30, come De Caro, Canaro, Firpo, Lomuto… Dopodiché quando iniziai a lavorare avevo 23 anni: era il 1958 quando facevo il musicalizador in un club di barrio, a Buenos Aires. Da lì nacque la voglia di vivere con il tango argentino, anche se si guadagnava poco denaro».
Hai conosciuto gente famosa nella tua vita?
«Si, da piccolo nella calle Corrientes portavo il giornale a Tito Luciardo, Anibal Troilo, Carlos Di Sarli, Tita Merello, Elena Lucena. Poi quando diventai uomo conobbi i ballerini più importanti di quell’epoca come Juan Carlos Copes e Maria Nieves, erano gli anni ‘52-’53. C’era pure Gerardo Portalea che lavorava nel cimitero della Chacarita. Ma non ho scambiato molte parole con loro: avevo 20 anni ed ero interessato ad altre cose, come ad esempio le ragazze! »
Come sei arrivato in Europa?
«La prima volta mi chiamarono in Spagna, da lì cominciò il mio giro dell’Europa. Quando tornai a Buenos Aires piovvero molte telefonate per lavorare in Portogallo, Svizzera, Grecia…»
Tu hai discendenze italiane, hai conosciuto qualche parente in Calabria?
«Non ho mai chiesto niente a mia madre perché mi rattrista il fatto che mio padre sia morto, ma un giorno andrò da quelle parti per risalire alle mie origini! Ho lavorato con un calabrese: Ciccio Aiello. Che bella l’Italia, che bella la Calabria! »
Oggi si può vivere con un lavoro come il tuo?
«A 75 anni vivo perfettamente e mi posso permettere quello che non potevo fare a Buenos Aires: una buona giacca, un buon pantalone, una bella camicia e una buona cravatta…»
A Buenos Aires qual è stata la prima e l’ultima milonga dove hai lavorato?
«Il Sunderland fu la prima milonga della mia carriera e l’ultima è stata La Confiteria Ideal. Lì mi ha contattato uno spagnolo per andare a lavorare in Europa. Il primo che mi ha chiamato in Italia, fu Beppe Scozzari a Torino, lo ringrazio tutt’ora della sua ospitalità».
Come mai hai deciso di rimanere in Italia?
«L’Italia è molto simile all’Argentina, la maggior parte degli argentini sono figli di italiani, mi sento come a casa, l’Italia è il giardino d’Europa».
Credi di lasciare un tuo erede?
«Sì c’è un erede ed è un uomo relativamente giovane che non balla il tango, ma mette musica divinamente, si chiama Punto y Branca è un argentino che abita a Milano, mischia musica tradizionale con musica nuova, come solo sanno fare i veri artisti».”
Alcuni video che parlano di lui
https://www.youtube.com/watch?v=dwn7JSegnCg&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=ZXlAziV8yFo